La supervisione è uno strumento di crescita professionale che si realizza attraverso una relazione tra un gruppo di operatori (educatori, docenti, professioni del sociale) e un professionista “esperto”, che permette al gruppo stesso di acquisire una competenza complessa: la capacità di mettersi in una posizione meta rispetto a se stessi, al gruppo di lavoro mono o multi disciplinare e rispetto alla relazione tra questi e l’organizzazione di appartenenza, con un concreto cambiamento nella relazione diretta con l’utenza seguita.
Nell’ottica sistemica, la supervisione, non è intesa esclusivamente come trasmissione di sapere da un operatore esperto ad uno meno esperto, ma come esplorazione del possibile e confronto tra punti di vista diversi, in cui il supervisore propone una “altra visione” (intesa come lettura differente da quella portata dall’operatore, in quanto esterna alle dinamiche relazionali dell’organizzazione di appartenenza) e non quindi una “super visione” (intesa come la “verità” o la “migliore” visione possibile). Essa diviene quindi uno spazio di pensiero, in cui è possibile realizzare una distanza equilibrata dall’azione e analizzare la realtà con una lente differente.
L’operatore può quindi, in questo contesto, essere guidato a riflettere sulle proprie dinamiche relazionali con l’utenza, ma anche sulle proprie premesse, sulle proprie azioni e su come queste tendono a costruire la relazione con l’altro, oltre che sui significati che il proprio intervento assume nel contesto delle relazioni all’interno del proprio sistema lavorativo.
Supervisione non significa quindi, esclusivamente dare competente risposta a una domanda particolare, ma orientare e sostenere la persona che chiede l’intervento di supervisione, nella comprensione delle determinanti sottese alla domanda stessa e nell’aprire una prospettiva sulle più probabili conseguenze e implicazioni connesse alle possibili risposte.
Secondo la teoria sistemica, infatti il tutto è più della somma delle parti. Ciò significa che più persone che lavorano insieme (come avviene nella supervisione), non sono solo più “teste che pensano in modo diverso”, ma sono più sistemi che danno vita ad un sistema sovraordinato.
La supervisione può essere anche un intervento necessario per prevenire il burnout lavorativo di professioni, quali ad esempio l’educatore di comunità, l’assistente sociale, operatore socio sanitario, il personale infermieristico, gli insegnanti…, che fanno della relazione con la propria utenza, sia l’obiettivo che lo strumento principe del loro lavoro.